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Guido Giuliani

John Nash: il matematico premio Nobel con schizofrenia

La vita di John Nash vede le difficoltà con la schizofrenia e un premio Nobel per la matematica: per questo si tratta di un esempio interessante e degno di ammirazione di persona con disabilità che è riuscita a realizzare i propri sogni

La retorica che riguarda i geni li vede spesso come un po’ folli. Tuttavia, vi sono figure che hanno effettivamente avuto una disabilità psichica e hanno vinto premi Nobel. Fra questi, uno dei più importanti è John Nash, matematico straordinario cui fu diagnosticata a soli trent’anni una schizofrenia paranoide. Vediamo quindi la storia di John Nash, il matematico premio Nobel con la schizofrenia.

L’infanzia di John Nash

John Nash nasce a Bluefield, in West Virginia, nel 1928. Il padre, John Nash Sr., era un ingegnere elettrotecnico che aveva prestato servizio nell’esercito americano in Francia, durante la Seconda Guerra Mondiale. La madre, Margaret Virginia Martin, aveva invece studiato lingue.

Fin dall’infanzia Nash mostrò un carattere introverso, con scarse capacità sociali, dedito più ai libri che al gioco. Anche a scuola ebbe alcune difficoltà: probabilmente, come spesso avviene alle persone geniali, trovava eccessivamente noioso il programma, poiché troppo facile. Gli insegnanti criticavano inoltre le sue poche abilità di inserimento nella classe.

L’andamento scolastico cambiò con le scuole superiori, al punto che ottenne una borsa di studio per ingegneria chimica all'Università Carnegie Mellon, a Pittsburgh. Dopo sei mesi, però, essendo evidente il suo interesse per la matematica, di gran lunga superiore a quello per la chimica, decise di cambiare facoltà, laureandosi in matematica nel 1948. Per i suoi importanti risultati ottenne proposte di dottorato da numerose università prestigiose, come Harvard, Princeton, Chicago e Michigan. Scelse la seconda, dove insegnava, fra gli altri, Albert Einstein.

Gli anni dell’università

A Princeton arrivò la definitiva consacrazione di John Nash. Si specializzò nella matematica pura, destreggiandosi fra teoria dei giochi, topologia, geometria algebrica e logica. Il suo approccio alle discipline era molto particolare, dato che mostrava particolare apprezzamento per i problemi complessi, che cercava di risolvere con tecniche originali.

Fu proprio un saggio scritto durante il periodo del dottorato, nel 1949, a valergli il Nobel per la matematica, ben 45 anni dopo, nel 1994. Il saggio era in tema di teoria dei giochi, dove elaborò il teorema noto come “Equilibrio di Nash”, che lo stesso autore riassunse così:

“Un gioco può essere descritto in termini di strategie, che i giocatori devono seguire nelle loro mosse: l'equilibrio c'è, quando nessuno riesce a migliorare in maniera unilaterale il proprio comportamento. Per cambiare, occorre agire insieme”.

La schizofrenia di John Nash

All’incirca dal suo trentesimo anno d’età, John Nash dovette fare i conti con la schizofrenia. La disabilità si manifestò quando il matematico entrò in aula, nell’università dove insegnava, affermando di essere l’unico in grado di decriptare un messaggio cifrato inviato dagli alieni attraverso le lettere di un trafiletto del Times.

La patologia lo portò inoltre a vedere comunisti ovunque, essendo quelli gli anni del maccartismo, dove imperversava la lotta ai “comunisti traditori della patria” sulla scia delle idee del senatore McCarthy.

Sua moglie, Alicia Nash, tentò di convincerlo a ricoverarsi: di fronte al suo rifiuto, firmò per un ricovero coatto. Nella clinica di Belmont gli venne diagnosticata una schizofrenia paranoide, per la quale si videro necessari quattro ricoveri in meno di cinque anni, durante i quali divorziò dalla moglie. Nell’ultimo, presso la Carrier Clinic, ebbero luogo colloqui con lo psicoterapeuta Howard Mele, che servirono a migliorare le sue condizioni di salute.

Il ritorno di Nash nella comunità scientifica

In seguito alla guarigione, Nash ricominciò progressivamente a insegnare, su indicazione del dottor Mele. Dopo un altro, lungo ricovero, si riavvicinò a lui Alicia, con cui si risposò nel 1970. La moglie, fisica, abbandonò le sue aspirazioni professionali per supportare il marito nel processo di guarigione.

Il suo supporto fu decisivo, dato che Nash dichiarò di non aver mai più assunto psicofarmaci dal 1970, e si disse guarito nel 1990, quando imparò definitivamente a gestire i sintomi, fino alla loro scomparsa.

La guarigione portò al suo completo reinserimento nella comunità scientifica, tornando a dialogare con i colleghi, a insegnare e a partecipare ai convegni. Gli fu pertanto assegnato il premio Nobel nel 1994, per il suo saggio di 45 anni prima sull’equilibrio nella teoria dei giochi.

Fu a seguito di un altro premio, il prestigioso premio Abel, che, rimasto vittima di un incidente stradale mentre tornava dall’aeroporto, John Nash morì, nel 2015.

A beautiful mind: il film sulla vita di John Nash

Nel 2001, sotto la direzione di Ron Howard, venne diffuso nelle sale il film A beautiful mind, che racconta la vita di John Nash, anche se romanzandola. Nash è interpretato da Russel Crowe, mentre la moglie Alicia da Jennifer Connelly, che vinse il premio di miglior attrice non protagonista agli Oscar. Gli altri premi Oscar ricevuti furono come miglior regia, miglior film e miglior sceneggiatura non originale.

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