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Guido Giuliani

Che cos’è l’abilismo, perché è un atteggiamento sbagliato e come evitarlo

L'abilismo è una piaga delle società e un grosso ostacolo all'inclusività. Vediamo quindi che cos'è l'abilismo, perché è un atteggiamento sbagliato e come evitarlo.

In una società che si definisca civile non sono più accettabili comportamenti come l’abilismo. Tali atteggiamenti diventano ancora più inaccettabili se si pensa ai numeri sulla disabilità nel mondo: una persona su cinque ha una disabilità. Il 20% delle persone è quindi vittima quotidiana di discriminazioni e atteggiamenti sbagliati. Ecco perché è importante capire che cos’è l’abilismo, perché è un atteggiamento sbagliato e come evitarlo.

Cosa vuol dire e cos’è l’abilismo

L’abilismo indica la discriminazione nei confronti delle persone con disabilità. Si fonda sul confronto fra “abili” e “disabili”: questo potrebbe rappresentare un punto di partenza discriminatorio, in quanto, come abbiamo spiegato in questo articolo, la chiave per una società inclusiva sta nel considerare la disabilità come una condizione temporanea che la collettività ha il dovere di rimuovere, e non come un’etichetta dell’individuo. Si tratta tuttavia di un termine appropriato, in quanto perfettamente aderente all’atteggiamento dei discriminatori, che identificano le persone con la loro disabilità.

L’abilismo parte dalla presunzione che tutti abbiano un corpo abile e che non sia quindi necessario adattare la società alle esigenze dei singoli individui. Si tratta di un comportamento profondamente sbagliato, che va risolto per creare una società accessibile e inclusiva. Solo in una società con queste caratteristiche sarà possibile per tutti gli individui una piena realizzazione personale e una vita ricca di opportunità.

Comportamenti abilisti: quali sono?

Nella nostra società siamo così immersi in una realtà abilista che spesso neanche ci accorgiamo di quando ci stiamo comportando in maniera discriminatoria. Ecco quindi una lista di comportamenti abilisti - puramente esemplificativa e senza pretese di esaustività - che può aiutare a essere più inclusivi.

Battute discriminatorie

Questo è il comportamento abilista più stigmatizzato a livello sociale, superato solo da insulti e simili, di cui non vale la pena di parlare data l’evidenza. Le battute a sfondo abilista possono risultare pesantemente offensive nei confronti delle persone con disabilità. Questo non significa che “non si può più dire nulla”, ma che tutte le battute vanno valutate dal contesto. Ovviamente se la stessa battuta viene fatta da un soggetto con disabilità sarebbe chiaro che la battuta non nasconde una discriminazione. Diverso è il caso se la battuta viene fatta da una persona che non ha mai sperimentato le difficoltà della disabilità sulla propria pelle. In ogni caso vale la regola d’oro: se avete il dubbio che la vostra battuta possa risultare discriminatoria, non fatela.

Esclusione sociale e lavorativa

Gli atteggiamenti di esclusione nei confronti delle persone con disabilità sono molto diffusi, sia nei rapporti sociali sia in quelli lavorativi. Nonostante ciò, non sono condannati a sufficienza dalla società.

Escludere non significa solo mantenere esplicitamente al di fuori da certe situazioni i soggetti con disabilità, ma prevede anche chi non crei le situazioni per garantire loro una piena partecipazione. Facciamo un esempio: una riunione di lavoro organizzata in una sala inaccessibile a una persona con disabilità motorie è un comportamento esclusivo. Lo stesso se la riunione avviene online e senza gli strumenti adatti - come i sottotitoli o la lingua dei segni - per un soggetto con disabilità uditiva.

Mezzi di trasporto inaccessibili

I mezzi di trasporto sono una componente essenziale della vita in città. Per le persone con disabilità sono ancora più importanti, in quanto possono sussistere difficoltà motorie o impossibilità a guidare un’automobile. Va detto che le città italiane hanno fatto grandi progressi in tal senso, aumentando notevolmente i tram e i bus accessibili.

I problemi in questo ambito si verificano anche in relazione ai passeggeri: alcuni di questi infatti tendono a lamentarsi se la corsa dell’autobus viene rallentata per 30 secondi, il tempo necessario all’autista per scendere dalla postazione e aprire la pedana per facilitare l’accesso alle persone in sedia a rotelle.

Paternalismo o compassione

Paternalismo e compassione sono comportamenti diffusissimi a livello sociale. Il primo si ritrova in quelle persone che, come un padre appunto, cercano di accudire, istruire e consigliare le persone con disabilità, spingendosi a comportamenti che non avrebbero mai con gli “abili”. La compassione è invece quell’atteggiamento di pietà e di consolazione nei confronti della persona con disabilità, come a dire che a causa delle limitazioni non potrà mai vivere una vita piena e soddisfacente.

L’abilismo in questi comportamenti sta nel considerare le persone con disabilità come qualcosa d’altro, di limitato, che ha quindi bisogno di attenzioni maggiori ed eccessive. Il risultato è ovviamente far sentire diversi, e quindi discriminare.

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