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Redazione

Come rendere accessibili i mezzi pubblici: lo spiega il Disability Manager di GTT

I mezzi pubblici sono un aspetto essenziale nella vita di una persona, in quanto consentono di spostarsi liberamente e comodamente per la città anche in assenza di un mezzo privato come l’automobile. Per capire come migliorare, abbiamo intervistato Guido Bordone, ex disability manager di GTT

I mezzi pubblici sono un aspetto essenziale nella vita di una persona, in quanto consentono di spostarsi liberamente e comodamente per la città anche in assenza di un mezzo privato come l’automobile. Inoltre, spesso il trasporto pubblico rappresenta l’unica possibilità di mobilità autonoma, sia per ragioni di salute sia per ragioni economiche. Tuttavia, per le persone con disabilità bus e tram possono rappresentare una difficoltà: è quindi importante che le compagnie responsabili del trasporto pubblico locale si attivino per rendere i propri veicoli e le proprie strutture accessibili. Per capire come si può agire in tal senso, abbiamo organizzato l’incontro fra Guido Bordone, ex disability manager di GTT, e le associazioni, in modo da comprendere come rendere accessibili i mezzi pubblici e il trasporto locale.

Chi è un disability manager?

Il disability manager rappresenta una figura trasversale, relativamente nuova. Il ruolo coinvolge tutti i settori aziendali, con lo scopo di individuare i processi da ottimizzare per le persone con disabilità. Pur mancando una normativa che disciplini l’attività, così come un albo professionale, non mancano dei riconoscimenti della centralità del ruolo. La prima menzione a livello istituzionale proviene dal “Libro bianco su accessibilità e mobilità urbana", realizzato nel 2009 dal tavolo tecnico istituito tra il Comune di Parma, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali e il Ministero della salute. Nel 2013 il ministro del lavoro Giovannini ha istituito le figure di disability manager presso i ministeri e gli enti pubblici come INAIL e INPS. Sono inoltre nati corsi professionalizzanti, volti a formare le persone incaricate di ricoprire tale ruolo.

Cosa fa un disability manager?

La prima cosa importante per svolgere l’attività di disability manager è conoscere il più possibile l’oggetto del lavoro, cioè l’azienda in cui si va ad intervenire: nello specifico, il ruolo di Bordone era favorire la mobilità dei clienti che hanno una disabilità.Va detto che spesso è difficile rintracciare il referente aziendale sul tema dell’accessibilità. Nel caso di Guido Bordone questo è stato possibile, perché GTT ha creato questa figura e parallelamente ha attivato la rete con le associazioni, portando il concetto di sensibilizzazione sia tra i propri dipendenti sia tra i propri clienti.

Chi è Guido Bordone, disability manager di GTT?

In pensione da tre anni, Guido Bordone è l’ex Disability Manager di GTT. Oggi collabora con le associazioni a titolo personale, dopo aver lavorato in formazione, sviluppo risorse e costruzione di processi industriali. Nel 2012 è diventato Disability Manager e ha proposto ai settori aziendali un progetto, una valutazione a lungo termine, partendo dalla domanda: che cosa fare per migliorare il trasporto offerto da GTT? Per rispondere, si è analizzato ciascun fattore per capire lo stato delle cose.

Guido Bordone parte da un principio fondamentale nell’organizzare il proprio lavoro:

“Senza il coinvolgimento dei clienti interessati che usano il prodotto/servizio, facciamo un buco nell’acqua”.

Lo studio dei veicoli, delle fermate, delle infrastrutture (strade, depositi), dei percorsi, dei conducenti sono fondamentali: il percorso deve essere organizzato e conosciuto dai clienti con disabilità che sono un fattore determinante. 

Come rendere i mezzi pubblici accessibili

Le caratteristiche di un veicolo accessibile

Il requisito principale di un veicolo accessibile è che abbia la pedana, in modo da consentire una facile salita anche alle persone con disabilità motoria. In GTT, afferma Bordone, prima del 2006, le pedane elettriche erano un disastro: uscivano ed entravano con un automatismo, ma una volta toccato il marciapiede si bloccavano e rompevano con troppa facilità. D’accordo con i conducenti, sono state introdotte le pedane manuali, che prevedono che sia l’autista del pullman a fermare il mezzo, scendere e posizionarla per favorire la salita sui mezzi.

Si verifica un altro problema avanzando con lo studio: i tram arancioni e gialli (mezzi storici ancora in utilizzo a Torino, ma risalenti agli anni ‘50) sono inaccessibili alle persone in carrozzina e per le persone con disabilità visiva il loro utilizzo è disagevole. In più, è essenziale la presenza della voce che indica la fermata, accompagnata da annunci interni ed esterni per il veicolo. Tali processi presentano però alcune difficoltà: essendo esterno, infatti, l’altoparlante subisce gli agenti atmosferici, il calore del motore, l’usura.

In più, la presenza di un percorso Loges è fondamentale, come anche lo scivolo per arrivare alla vettura. Alle volte anche le radici degli alberi rendono la banchina un ostacolo per chi deve percorrerla per salire sul mezzo di trasporto.

Per quanto riguarda i posti riservati alle persone con disabilità sui mezzi pubblici, sui nuovi veicoli si è passati da uno a due.

L’importanza delle informazioni per i mezzi pubblici accessibili

Reperire informazioni sulla mobilità pubblica è essenziale: siano esse sul sito, oppure recuperabili attraverso il QR code alla pensilina. Anche le informazioni fornite sugli schermi con gli orari devono essere accessibili: al momento non lo sono, ma GTT ci sta lavorando. 

GTT, per favorire la diffusione e la ricerca di informazioni in tempo reale sui mezzi pubblici accessibili, si appoggia a Moovit, un’app accessibile. Esiste infatti un problema reale per gli utenti con disabilità: tale problema è individuare le fermate e Google non sempre sopperisce a questa richiesta di informazioni. Il calcolo automatico del percorso, inoltre, sul sito GTT per le persone con disabilità motoria non è accurato, in quanto non sono segnalati veicoli e fermate accessibili. Servono vie per accedere alle informazioni alternative che non sempre ci sono.

Un conducente formato è essenziale per l’accessibilità

Il ruolo del conducente nel garantire l’accessibilità sui mezzi pubblici è fondamentale. Deve interagire con il cliente, nel momento in cui tira fuori la pedana, per esempio. Per le persone con disabilità cognitiva deve esserci la possibilità di muoversi agevolmente sul mezzo. Il conducente deve sapere come comportarsi: in tal senso, sono stati tenuti dei corsi aziendali interni a GTT, durante i quali delle figure esperte, appartenenti ad associazioni che operano con la disabilità, hanno fatto formazione nel corso di un momento di formazione tecnica. Più tale formazione è completa meglio è, ma anche 20 minuti fanno la differenza. 

I clienti devono essere informati dell’accessibilità sui mezzi pubblici

Perché un trasporto funzioni bene, è fondamentale portare a conoscenza chi lo utilizza delle informazioni base: la fermata, per esempio, non tutti lo sanno, ma è a richiesta. Si fornisce un aiuto al conducente prenotandola, con il pulsante nel momento in cui si è a bordo e con il braccio nel momento in cui si è a terra.
Per le persone cieche il bastone bianco è fondamentale: l’autista GTT vede il bastone e si ferma. Si è divulgato un comunicato aziendale interno a riguardo e l’associazione lato suo ha spiegato come funziona, per aumentare l’awareness dei propri autisti. Dal lato dei clienti, afferma Bordone, anche per le persone ipovedenti è stato un motivo in più per spingerle ad utilizzare questo strumento (il bastone bianco) senza vergognarsi, perché si rischiava di perdere l’opportunità di usufruire dei mezzi. Gli altri clienti devono sapere cosa fare: se c’è una persona in carrozzina gli altri devono spostarsi in maniera tale da farsi vedere.

Qual è il piano di azione di GTT per rendere i mezzi pubblici accessibili?

Il piano di azione è attualmente in lavorazione: si deve definire cosa fare per migliorare in base allo stato attuale delle cose, in base al consulto con la rete di associazioni e con i clienti. Le decisioni sono il risultato della collaborazione e sinergia tra le funzioni aziendali, coordinate dal Disability Manager. Va coinvolta attivamente anche la manutenzione: in seguito alle segnalazioni delle associazioni, per esempio, si è scoperto che tale aspetto fondamentale.

Anche l’analisi del budget e la sincerità sono elementi fondamentali: bisogna individuare delle priorità e non fare promesse che non siano realizzabili, in base ai fondi disponibili. Per esempio, lo scivolo costa “poco”, quindi è stato prontamente inserito.

Si sta cercando il coinvolgimento dell’intera GTT. Il progetto è nato infatti su qualcosa che non c’era, come la figura professionale del Disability Manager introdotto dal Direttore Generale, ma a nomina avvenuta è uscito un ordine di servizio comunicato a tutta l’azienda per spiegare la nascita della nuova figura.

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