Per lungo tempo, la realtà virtuale (VR) è stata considerata una tecnologia di nicchia: spettacolare, costosa, poco diffusa e lontana dalle esigenze quotidiane. Ma negli ultimi anni, complice l’evoluzione dell’hardware, la diffusione di esperienze immersive e l’attenzione crescente all’accessibilità, la VR sta diventando uno strumento sempre più inclusivo e accessibile, capace di abbattere barriere e ampliare l’esperienza digitale per tutti.
Nel 2025, in piena attuazione dell’European Accessibility Act (EAA), è ormai evidente che le nuove tecnologie possono (e devono) essere progettate fin dall’inizio per includere anche le persone con disabilità. La VR, se sviluppata con attenzione, può offrire esperienze sensoriali, formative, educative e ricreative che fino a poco tempo fa erano impensabili.
La realtà virtuale come leva di inclusione
La VR è una tecnologia che simula ambienti tridimensionali e consente all’utente di interagirvi in tempo reale. Può essere utilizzata con visori, guanti aptici, sensori di movimento o anche tramite smartphone. Già oggi è diffusa nel gaming, nell’educazione, nella formazione professionale, nella medicina e nel turismo.
Quando progettata in chiave accessibile, la VR può diventare un potente amplificatore di partecipazione. Pensiamo, ad esempio:
La chiave di tutto sta nel design inclusivo: testi leggibili, comandi vocali, personalizzazione dei controlli, alternative sensoriali, ambienti a bassa stimolazione visiva per chi ha difficoltà cognitive. Ogni dettaglio può fare la differenza.
Esempi concreti di VR accessibile
Alcuni esempi di innovazioni già disponibili:
Anche Meta, Apple e Google stanno integrando funzionalità di accessibilità nei propri dispositivi XR. La tendenza è chiara: la VR sarà davvero mainstream solo se sarà per tutti.
I limiti tecnologici (e la centralità dell’approccio umano)
È fondamentale però non commettere un errore: pensare che la tecnologia, da sola, sia sufficiente. Una VR apparentemente avanzata può risultare inutilizzabile per una persona cieca, sorda o con disturbi sensoriali, se non è testata e progettata in modo consapevole.
Qui entrano in gioco gli esperti di accessibilità e soprattutto gli utenti stessi: coinvolgerli nei test di usabilità, nei processi di co-design e nella valutazione finale delle esperienze immersive è l’unico modo per garantire esperienze realmente inclusive.
Tecnologia e umanità devono procedere insieme. Perché un visore VR può simulare mondi straordinari, ma solo chi conosce le esigenze reali delle persone può renderli vivibili per tutti.
La VR nel futuro dell’accessibilità
Con il supporto dell’EAA, che promuove la progettazione universale, il futuro della VR può diventare un laboratorio di innovazione accessibile. Gli sviluppatori sono chiamati a collaborare con designer inclusivi, professionisti della comunicazione, educatori e utenti con disabilità per costruire esperienze immersive che non siano riservate a pochi.
Dal turismo virtuale alle aule scolastiche in 3D, dalla riabilitazione motoria alle simulazioni di ambienti di lavoro, la realtà virtuale può contribuire ad abbattere barriere fisiche, cognitive e relazionali. E può farlo in modo creativo, partecipato e personalizzabile.
Conclusione: una realtà più vera, perché più accessibile
La VR accessibile non è una tecnologia “speciale”. È una visione. È l’idea che il futuro digitale debba essere aperto a tutte le persone, indipendentemente dalle loro caratteristiche o condizioni. Significa credere che l’inclusione non limiti l’innovazione, ma la potenzi.
Ecco perché ogni volta che parliamo di realtà virtuale, dovremmo chiederci: per chi stiamo progettando questa esperienza? Chi potrà viverla davvero?
Solo rispondendo a queste domande con serietà, e coinvolgendo le persone con disabilità fin dall’inizio, potremo parlare di VR per tutti. Una realtà più giusta. Più sensata. E finalmente, più vera.
"Grazie alla partnership con AccessiWay, aggiungiamo così un importante tassello verso una maggiore inclusività, offrendo la massima accessibilità al nostro sito web e a tutti i suoi contenuti”
Corporate Communications Director di Campari Group