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Marco Sicbaldi

Le tecnologie emergenti per l’accessibilità: dove sta andando il web

Tecnologie inclusive: il futuro del web è accessibile, umano e intelligente.

L’accessibilità digitale non è più un tema marginale per sviluppatori o specialisti: è diventata una frontiera strategica per chi progetta servizi digitali nel 2025. In questo scenario, il web è in continua evoluzione e le tecnologie emergenti stanno ridefinendo le regole del gioco.

Intelligenza artificiale (AI), realtà virtuale (VR), realtà aumentata (AR), machine learning, natural language processing, interfacce conversazionali, dispositivi wearable: sono solo alcune delle innovazioni che stanno cambiando profondamente il modo in cui si costruiscono, si usano e si vivono le esperienze digitali.

Ma c’è un aspetto che resta fondamentale: la tecnologia, da sola, non garantisce l’accessibilità. Per essere veramente inclusivi, i servizi digitali devono essere progettati e testati con il supporto di esperti di accessibilità, e – soprattutto – delle persone con disabilità.

L’AI al servizio dell’accessibilità

L’intelligenza artificiale è una delle tecnologie più promettenti nel campo dell’inclusione. Tra i suoi usi più efficaci:

  • Descrizione automatica delle immagini: strumenti come Microsoft Azure Cognitive Services o Google Cloud Vision AI generano alternative testuali per immagini e grafici.
  • Sottotitolazione e trascrizione automatica: Google Meet, Zoom e altri servizi offrono sottotitoli in tempo reale grazie al riconoscimento vocale.
  • Sintesi vocale evoluta: voci artificiali sempre più naturali rendono i contenuti accessibili per persone cieche o ipovedenti.
  • Chatbot inclusivi: integrati con comandi vocali e interfacce semplificate, supportano anche utenti con difficoltà cognitive.

Tuttavia, l’AI non è neutrale: può replicare bias, escludere persone o generare contenuti fuorvianti. Per questo è essenziale l’intervento umano: test, correzione, monitoraggio e partecipazione attiva degli utenti con disabilità nel processo di sviluppo.

Machine learning e personalizzazione accessibile

Grazie al machine learning, oggi è possibile offrire esperienze digitali personalizzate in base alle preferenze e alle capacità dell’utente:

  • Interfacce adattive che semplificano i percorsi di navigazione.
  • Sistemi che apprendono quali contenuti vengono ignorati e li riorganizzano.
  • Assistenti vocali che migliorano con l’uso e rispondono in linguaggio naturale.

La personalizzazione, se progettata in ottica inclusiva, può abbattere molte barriere cognitive e sensoriali. Ma se non viene progettata con attenzione – e testata su una varietà di profili – rischia di escludere utenti che non rientrano nei modelli di apprendimento dell’algoritmo.

Ancora una volta, il ruolo degli esperti di accessibilità e dei user test è cruciale.

VR, AR e nuove interfacce: quando il web diventa esperienza

La realtà virtuale (VR) e la realtà aumentata (AR) non sono più tecnologie futuristiche. Sono già utilizzate in musei, scuole, aziende, eventi, e stanno diventando parte integrante dell’esperienza web:

  • AR per l’orientamento nei luoghi fisici: utile per persone cieche o ipovedenti.
  • VR per la formazione immersiva: utilizzabile anche da chi ha disabilità motorie, con controlli personalizzati.
  • Esperienze ibride fisico-digitali: in cui l’interazione è multisensoriale e potenzialmente più accessibile a chi ha esigenze diverse.

Tuttavia, anche in questi casi, la progettazione deve prevedere alternative accessibili, interfacce intuitive, istruzioni comprensibili e ambienti calibrati per evitare sovraccarico sensoriale.

Wearable e accessibilità aumentata

I dispositivi indossabili (wearable) come smart glasses, orologi intelligenti, sensori tattili e auricolari traduttori stanno diventando estensioni della nostra capacità di interagire col mondo digitale e fisico. Alcuni casi:

  • Occhiali con AI integrata, che descrivono ciò che l’utente vede (es. OrCam MyEye).
  • Smartwatch con alert tattili per persone sorde.
  • Bracciali aptici che traducono comandi vocali in vibrazioni per migliorare l’esperienza nelle app.

Questi strumenti possono fare molto per l’accessibilità, ma devono essere pensati con interoperabilità, semplicità d’uso e test concreti con utenti finali.

Il limite della tecnologia? L’assenza di umanità

Tutte queste tecnologie, per quanto avanzate, non possono sostituire l’empatia, l’ascolto e la collaborazione interdisciplinare. Una piattaforma di e-learning può avere intelligenza artificiale e interfacce VR, ma restare inaccessibile se non tiene conto delle esigenze specifiche di studenti con DSA, ipovisione o deficit motori.

Ecco perché ogni tecnologia dovrebbe essere solo uno strumento, al servizio di un progetto più ampio: quello dell’accessibilità universale. Un progetto che parte sempre dalle persone.

Conclusione: il futuro del web è umano e tecnologico

Le tecnologie emergenti stanno ridefinendo i confini dell’accessibilità. Ma il vero cambiamento avviene solo quando queste innovazioni vengono sviluppate con attenzione, responsabilità e inclusione reale.

L’European Accessibility Act può essere la cornice per promuovere un web dove AI, VR, AR e machine learning non siano gadget, ma strumenti al servizio della partecipazione.

E soprattutto, dove ogni innovazione venga testata, pensata e validata da chi dovrà usarla davvero. Perché un web accessibile non nasce dai codici, ma dalle relazioni. E ogni tecnologia inclusiva ha bisogno, prima di tutto, di persone consapevoli che la rendano tale.

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