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Paolo Berro

Promuovere l'uguaglianza: accessibilità digitale e accesso all'istruzione

Nel mondo digitale, l'accesso all'istruzione per le persone con disabilità è una sfida. Questo saggio affronta l'importanza dell'uguaglianza nell'ambiente digitale, usando ironia per sottolineare le difficoltà e la necessità di soluzioni creative.

Promuovere l'uguaglianza nel mondo digitale e nell'accesso all'istruzione sembra a volte un compito degno di Ercole, soprattutto se Ercole avesse dovuto navigare su un sito web senza un mouse, aspettando che il caricamento della pagina fosse più lento del tempo che ci vuole per finire una maratona... con le stampelle. Questo saggio vuole affrontare la questione con un pizzico di ironia, perché, ammettiamolo, a volte ridere delle nostre difficoltà può essere il primo passo per superarle.

Immaginiamo un mondo in cui accedere a un'istruzione di qualità sia come cercare di entrare in una discoteca esclusiva. C'è una coda lunga un chilometro, devi conoscere la password (che cambia ogni cinque minuti), e, naturalmente, devi avere l'outfit giusto. Ora, aggiungiamo al mix la sfida di navigare in questo mondo con delle limitazioni. Per alcune persone, questo significa cercare di ballare in quella discoteca esclusiva... ma con le ruote del proprio seggiolino che continuano a incagliarsi nel tappeto. L'accesso all'istruzione per le persone con disabilità in questo scenario diventa una questione di trovare il DJ (leggasi: il sistema educativo) e convincerlo a cambiare la musica (leggasi: metodo di insegnamento), così che tutti possano ballare.

Ma non è semplice come sembra. Spesso, il DJ è troppo occupato a suonare le stesse vecchie canzoni (metodi didattici tradizionali) per notare che non tutti si stanno divertendo. Prendiamo, ad esempio, il caso di Johnny, uno studente con difficoltà di apprendimento che ha chiesto aiuto per accedere ai materiali di studio. La risposta dell'istituto è stata di inviargli un link a una pagina web che, ironia della sorte, non era accessibile. È un po' come dire a qualcuno che ha perso gli occhiali di cercarli in una stanza buia. Senza luce. E gli occhiali sono invisibili. Poi c'è il caso di Lisa, una studentessa cieca che ha ricevuto i suoi libri di testo in braille... sei mesi dopo l'inizio del corso. A quel punto, Lisa aveva già imparato tutto il materiale per osmosi, o forse semplicemente ascoltando le lezioni attraverso la parete, come un moderno Sherlock Holmes dell'istruzione.

La soluzione?

Forse dobbiamo iniziare a pensare fuori dagli schemi. Se non possiamo portare Ercole al sito web, portiamo il sito web a Ercole... in un formato che possa usare. Immaginate un mondo in cui i materiali di studio siano disponibili in tutti i formati immaginabili: audio, video, testo, braille, interpreti di lingua dei segni che saltano fuori dallo schermo come ologrammi. Un mondo in cui, invece di chiedere a tutti di indossare lo stesso tipo di scarpe per ballare, offriamo una varietà di calzature. Dalle scarpette da punta alle ciabatte, perché l'importante non è come balli, ma che tu possa unirti alla danza. In conclusione, promuovere l'uguaglianza nell'accesso all'istruzione per le persone con disabilità potrebbe richiedere un po' di creatività, un pizzico di umorismo e un sacco di determinazione. Ma se possiamo immaginare un mondo in cui anche Ercole avrebbe potuto navigare su internet con facilità (magari dopo aver domato il leone di Nemea con una sola mano e googlato con l'altra), allora forse, solo forse, possiamo rendere l'istruzione accessibile a tutti. E chi sa? Forse un giorno, guardando indietro, rideremo di come tutto questo sembrava un compito da supereroi, quando in realtà era solo questione di cambiare la musica e lasciare che tutti ballino.

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